Il 5 gennaio, in mattinata, si sono svolti in una San Pietro senza cupola, poiché immersa nella nebbia…i funerali solenni del fu papa emerito, Joseph Aloisius Ratzinger, 265esimo pontefice della Chiesa cattolica, settimo tedesco nel ruolo della storia, in carica dal 2005 al 2013, anno in cui annunciò nel concistoro ordinario dell’11 febbraio, la sua rinuncia “al ministero di vescovo di Roma, successore di San Pietro”, con decorrenza della sede vacante il 28 dello stesso mese, oramai travolto e sconvolto dallo scandalo dei Vatileaks e dal montare delle denunce dei casi di pedofilia nella sua amata Chiesa. Dei funerali apparentemente modesti, secondo il corso imposto da papa Francesco, in realtà, la solita coreografia con tanto di palco papale circondato da 4 maxi schermi e ogni spazio della piazza assegnato e ripreso secondo i precisi criteri propagandistici vaticani. 2 giorni prima, il 3 gennaio, davanti alle spoglie esposte sotto il bronzeo baldacchino del Bernini, all’interno della basilica, inginocchiato in segno di raccoglimento, il non cattolico primo ministro ungherese Viktor Orbán, rendeva personalmente omaggio al defunto Benedetto XVI, col quale condivideva la più triste delle Weltanschauung: il conservatorismo reazionario.
Citando frasi come: “Mostrami ciò che Maometto ha portato di nuovo e vi troverai solo delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva a diffondere la fede per mezzo della spada” dai Dialoghi con un Persiano (VII dialogo) dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, nella memorabile lectio magistralis del 12 settembre 2006 all’Università di Ratisbona, per poco Ratzinger non causò la guerra santa per davvero. Ci furono comunque disordini di piazza e assalti alle chiese nei paesi a maggioranza musulmana, e ci andò di mezzo una suorina missionaria che prestava servizio nell’unico ospedale pediatrico di Mogadiscio, freddata a colpi di pistola dagli estremisti islamici pochi giorni dopo. Come conciliare quel “Santo Subito!”, esposto, oltre che da qualche cartello da uno striscione e gridato dai soliti invasati nella piazza durante il rito funebre, con le frasi velenose rivolte alla comunità LGBTQ+? Definì l’omosessualità “socialmente pericolosa”, le nozze gay l’espressione del “potere antispirituale dell’Anticristo” o anche “l’autodistruzione della società”. Tesi condivise appieno dal suo estimatore, il premier ungherese, il quale compare in foto nelle varie testate mentre viene accolto in basilica dall’arcivescovo Georg Gänswein- l’ex paggio e segretario particolare di papa Ratzinger col dente avvelenato contro Francesco, per averlo escluso dalle udienze pubbliche in sua presenza e per la sua stretta alla celebrazione della messa in latino, tanto cara al proprio mentore- nel dì 3 di gennaio. A tale proposito giova ricordare l’episodio di un paio d’anni orsono, che coinvolse l’eurodeputato di Fidesz, József Szájer, pizzicato, durante il lockdown, in un locale a Bruxelles mentre prendeva parte a un festino a base di droga e sesso, tra soli uomini. Alla vista degli agenti il parlamentare avrebbe anche tentato di scappare attraverso la finestra senza riuscirci e, anzi, ferendosi, durante il tentativo di fuga, orrendamente le mani…Multato con gli altri 25 astanti, tutti di sesso maschile, per violazione delle norme anti-Covid, invocò prima l’immunità parlamentare e dopo essere stato identificato, concluse la sua risibile parabola orgiastica porgendo le proprie scuse “ai colleghi, agli elettori e alla sua famiglia”. La notizia venne riportata dai media il 1 dicembre 2020, non foss’altro perché l’europarlamentare ungherese ebbe nel 2010 un ruolo centrale nella stesura della nuova costituzione, in particolare dell’articolo M della stessa, che recita:
“L’Ungheria protegge l’istituzione del matrimonio tra uomo e donna, una relazione matrimoniale stabilita volontariamente, e la famiglia come base per la sopravvivenza della nazione”. Un paio di settimane prima, a novembre 2020, il governo di Viktor Orbán, presentava al parlamento emendamenti costituzionali per vietare le adozioni LGBTQ+. Il susseguente fermo di Szájer cadde quindi, come si suol dire, a fagiolo…
Per quanto riguarda Ratzinger, invece, è di queste settimane la notizia, secondo la quale il tribunale bavarese di Traunstein starebbe facendo accertamenti sull’esistenza di eredi del papa emerito, i quali dovranno rispondere della denuncia su un presunto insabbiamento di un caso di pedofilia avvenuto più di una ventina d’anni fa, da parte dell’allora arcivescovo di Monaco e Frisinga. In linea di principio, si ha un’interruzione quando una parte nella causa di un processo muore, ma non se la persona deceduta era rappresentata da un legale di fiducia, come nel caso del papa emerito. Per ora, comunque, di parenti disposti ad accollarsi la sua difesa, neanche l’ombra…
L’imponente apparato di sicurezza predisposto per i funerali e per il quale il prefetto di Roma Frattasi si è complimentato innanzitutto con sé stesso, ha bloccato per tempo ai controlli: ombrelli, deodoranti, borracce ma anche schiuma da barba, bastoni per il selfie, sedie portatili pieghevoli, disinfettanti per le mani, accendini, profumi e apribottiglie. Sono solo alcuni degli oggetti che fedeli e turisti avevano con sé e che, grazie alla perizia dei segugi posti a guardia del Vaticano, non hanno potuto introdurre in basilica. Tra copie listate a lutto dell’Osservatore Romano distribuite in piazza, fedeli venuti dalla cattolicissima Baviera in costume tradizionale, bandiere tedesche e polacche, alla presenza di 130 cardinali e 3700 sacerdoti, alle esequie hanno partecipato le delegazioni ufficiali di Italia e Germania, oltre ad alcunə capi di governo e teste coronate intervenutə a titolo personale, non trattandosi di funerali di stato. Tra i primi ad arrivare davanti al sagrato di San Pietro il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il quale la morte di Ratzinger rappresenta un lutto per l’Italia e la premier Giorgia Meloni. Dopo aver descritto Benedetto XVI (il papa che non sentiva ragioni, se non la propria) come un gigante della fede e della ragione, non si è potuta esimere dal definirlo, col consueto tono marziale e categorico: un cristiano, un pastore, un teologo! L’ultimo epiteto lo ha ruggito per sentito dire, ovviamente…Nelle prime file anche l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi. Il sindaco di Roma e commissario straordinario per il Giubileo, Gualtieri, ha fatto la solita sviolinata, intestandosi l’opinione dell’intera città : “Le romane e i romani mai dimenticheranno il suo affetto sincero per la nostra città”. Come no… Presenti il re Filippo e la regina Mathilde del Belgio, alla loro destra la regina Sofia di Spagna, e il presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa. A rappresentare il mondo ultraconservatore il 5 gennaio non potevano mancare la capo di stato ungherese Katalin Novák del partito governativo Fidesz, fedelissima di Orbán e il presidente polacco ed esponente del partito Diritto e Giustizia, Andrzej Duda. Tra i presenti anche l’arcivescovo di Hong Kong, emerito pure lui, Joseph Zen, critico verso alcune riforme liturgiche introdotte dall’attuale pontefice e nei confronti della sua politica verso la Cina. Le autorità cinesi, che custodiscono il suo passaporto, gli hanno concesso un permesso speciale e lui è prontamente trasvolato per dare l’estremo saluto a Ratzinger. La Repubblica francese in marcia ha mandato Gérald Darmanin, ministro dell’interno incaricato anche dei culti, mentre il cattolico Biden ha delegato l’ambasciatore. Già sonnecchia durante i summit come la CoP26 di Glasgow, a novembre 2021, quando, oltretutto, sconvolse Camilla d’Inghilterra con un fragoroso peto; figuriamoci cosa avrebbe potuto combinare durante la lunghissima liturgia funebre del 5 gennaio…
Tra i rappresentanti ecumenici, oltre ai metropoliti Emmanuel di Calcedonia e Policarpo d’Italia, c’era il metropolita Antonio di Volokolamsk, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ed ex segretario personale di Kirill…E poi vescovi da molte Chiese ortodosse d’Europa, America e Asia.
Per noi anarchici, in particolare, resta indelebile la beatificazione in massa compiuta da Ratzinger il 28 ottobre 2007 (85esimo anniversario della marcia su Roma) di 498 franchisti, fino ad allora, la più numerosa mai vista, anche se il “pacifista” Francesco nel 2013 riuscirà a fare di meglio, con 522 martiri della fede beatificati nella sola giornata del 13 ottobre 2013 a Tarragona. L’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Ratzinger, sollecitato dalla Conferenza episcopale iberica, volle dare un segnale forte in risposta al varo di una legge di condanna del franchismo dell’allora governo Zapatero.
La corsa alla santificazione dei preti, delle suore e dei laici colpiti a morte da quello che Pio XII in quel lontano 1936 definì “l’odio di Satana”, non poteva che partire dal fanatismo di quel papa polacco che tra il 1987 e il 2001 ne aveva beatificati già 460.
Da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, appunto, si era presentato nel 1981 come guardiano del tempio cattolico, “vedetta intellettuale per difendere l’ortodossia della fede” e nel 2000, aveva sostenuto il primato della Chiesa cattolica sulle altre, in quanto “unica erede legittima della rivelazione incarnata da Gesù”. Con la
Nota Dottrinale emanata dalla sede della suddetta Congregazione , il 24 novembre 2002, in calce alla quale si legge che è stata redatta in nome della “Solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell’Universo”, ha precisato alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica…
Il 31 dicembre 2022 alle 9:34 se n’è andato il papa dai mocassini rossi, rigorosamente made in Novara by Stefanelli, che rispolverò nei mesi più freddi, direttamente dal medioevo, camauro e mozzetta, foderati e imbottiti di ermellino bianco, alla faccia di animalisti e antispecisti e, che, per questo, fu eletto dalla rivista americana Esquire “l’uomo più elegante del pianeta”.
Nel suo testamento, oltre all’invito a rimanere “saldi nella fede” (dove per saldi è facile intuire intendesse: refrattari a qualsiasi cambiamento rispetto ai dogmi e all’ortodossia della Chiesa), espresse anche la volontà di distruggere ogni tipo di scritto privato dopo la sua morte…
Si preoccupava incessantemente di consigliare, ammonire, esortare i fedeli, soprattutto i “ciófani”, a non farsi traviare dal relativismo di questi tempi debosciati, nei quali non si distingue più il bene dal male…
Mentre i comuni mortali finiscono per lo più inceneriti in un loculo di un qualche cimitero, i papi vengono tumulati con tutti i crismi. La bara di legno di cipresso viene adagiata in una cassa di zinco e poi in una di noce e quindi interrata nelle grotte vaticane.
Volendo, col papa emerito, è stato rivoluzionato pure il detto “Morto un papa se ne fa un altro”, essendo il suo successore entrato in carica mentre lui era ancora in vita. Ma c’è già chi ne ha coniato un altro: meglio un papa morto che due vivi…
Mastro Tetta